giovedì 30 dicembre 2010

Disputa del Sacramento




"La Disputa del Sacramento" è un affresco con base di 770 cm circa realizzato tra il 1508 ed il 1509 dal pittore italiano Raffaello.
È conservato nella Stanza della Segnatura, una delle quattro Stanze Vaticane, adibita nei tempi a biblioteca papale e tribunale ecclesiastico (Città del Vaticano).
Nella parte superiore sono raffigurati gli appartenenti alla "Chiesa Trionfante", ovvero santi ed apostoli, con al centro Gesù affiancato da Maria e da Giovanni Battista.
In quella inferiore invece, abbiamo la "Chiesa militante", nella quale figurano appunto teologi, dottori e papi, ma anche filantropi e letterati; tra gli altri in questa incontriamo Savonarola, Dante, papa Giulio II, papa Sisto IV, Bramante ed altri.
Durante lo spaventoso Sacco di Roma del 1527, i Lanzichenecchi penetrarono fin dentro i Palazzi Papali, e in segno di spregio verso il papa, lasciarono numerose scritte e graffiti vandalici. Ed appunto alcune di queste incisioni sono visibili, seppur controluce, nella parte inferiore dell'affresco della Disputa.
La circolarità
Nel dipinto domina la circolarità: è ritrovabile anzitutto nella particola e nell'ostensorio, che è punto di fuga prospettico, oggetto della disputa e fulcro del mistero eucaristico.
La figura del cerchio è ancora ripresa nel cerchio sul quale è dipinta la colomba, che rappresenta lo Spirito Santo, con attorno degli angeli sorreggenti il Vangelo; nelle disposizioni dei due gruppi; nel trono su cui siede Cristo; nella grande circonferenza in alto nell'affresco, percepibile solo in parte, e volutamente: questo a fare intendere l'infinitezza di Dio, non arrivabile dall'uomo e non percepibile appunto, proprio come la figura dipinta.
Il titolo e il tema
Secondo l'interpretazione che ne dà il Vasari, e che è anche quella comune del termine in questione nella lingua italiana dei tempi, "disputa" è da intendersi come "discussione": non è perciò da connotarsi con l'aspetto di divergenza e contrasto tra coloro che discutono, seppure non è scorretto sottolineare che, dalle espressioni e dalle movenze dei personaggi, sicuramente Raffaello abbia voluto fare trasparire interesse vivo e trasporto nel discutere circa il grande mistero cristiano dell'eucarestia.
Opportuno anche notare che gli appartenenti alla "Chiesa Trionfante" sembrino anche più tranquilli e sereni rispetto ai personaggi della "militante": chiaro che santi ed apostoli, che sono saliti in cielo e stanno alla presenza di Dio siano illuminati e rasserenati dalla Sua presenza, a differenza di coloro che, ancora in vita, seppure vivano da buoni cristiani, hanno ancora viva sete di conoscenza e quella inquietudo che è di ogni essere umano non ricongiuntosi a Dio: Raffaello, nel volere considerare questo, ripropone idee già proprie della filosofia platonica ma soprattutto neoplatonica (Plotino) e riprese anche da S. Agostino; non bisogna dimenticarsi che il pittore si confrontò con il pensiero di queste scuole filosofiche durante la sua formazione giovanile. Secondo alcuni studiosi,inoltre, l'ispirazione per quest'opera sarebbe venuta a Raffaello ascoltando in San Pietro un'orazione del dotto agostiniano Egidio da Viterbo, che era un umanista neoplatonico.
Il dipinto prende in considerazione la teologia, disciplina attraverso la quale l'anima può arrivare alla verità nel campo della fede.
I personaggi
Nell'affresco non figurano appunto solo contemporanei a Raffaello o solamente personalità legate alla Chiesa; tra gli altri, troviamo: Dante, la sua figura nel medioevo ma anche nelle epoche successive è stata esaltata, ed il "sommo poeta" ha sempre avuto gloria grazie alla sua Divina Commedia, nel dipinto è riconoscibile dall'alloro che ha in capo; Bramante, fu, per così dire, protettore oltre che grande amico del pittore, e Raffaello ottenne la commissione delle Stanze Vaticane anche grazie a lui, che in pratica lo raccomandò a papa Giulio II, a discapito anche, per esempio, di Michelangelo, nel dipinto è il primo personaggio a sinistra; Savonarola: probabilmente Raffaello ha voluto inserirlo per omaggiarne il tentativo di moralizzare Firenze, con la propria predica, e farne quasi una nuova Gerusalemme, nonostante questo tentativo fallì e gli valse il rogo: Raffaello lo raffigura sesto da destra, nascosto.
Nella Chiesa Trionfante, centrale è la triade rappresentata da Cristo, al centro, affiancato dalla Madonna e da Giovanni Battista; soprattutto chiaramente riconoscibili anche Mosè, quarto da destra con in mano le tavole dei Dieci Comandamenti, e San Pietro, con le chiavi, primo da sinistra.
Accorgimenti tecnici
Il dipinto è un affresco, con tutte le difficoltà esecutive, ma anche la suggestione, che ne derivano.
Raffaello deve in questo caso operare su di una superficie che, seppure si presentasse in discreto stato ai tempi dell'esecuzione, aveva una forma inusuale e complessa ad dipingervici: la parete non è quadrangolare e si ha la difficoltà nella parte superiore data dall'arco. In aggiunta, nella parte bassa destra del dipinto si apre una porta: per compensarne la presenza non trascurabile degli infissi, Raffaello, con maestria, dipinge nell'affresco una mensola, con la quale recuperare simmetria e che s'intona perfettamente alla situazione.

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